Acque potabili, nuovo rinvio per limiti cromo VI

by Renato Bergoglio (gruppo Facebook Ambiente e territorio pavese: dati, documenti, articoli, commenti)

Slitta al 30 giugno 2020 l’entrata in vigore delle modifiche al Dlgs 31/2001 sulla qualità delle acque potabili con riferimento al limite per il cromo esavalente.
La normativa per le acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001) non fa distinzioni tra le due forme di Cromo (quella trivalente e quella esavalente), fissando la concentrazione massima ammissibile per il cromo totale a 50 microg/L; tuttavia essendo la forma esavalente quella più impattante sulla salute umana (la IARC – International Agency for Research on Cancer – lo classifica come cancerogeno accertato per l’uomo), ne risulta che è nei confronti del Cr(VI) che negli ultimi anni si è posta maggiore attenzione.
Il Decreto 14 novembre 2016 del Ministero della Salute stabilisce a tal scopo una modifica al D.Lgs 31/2001, stabilendo il limite massimo di 10 microg/L per il Cr(VI), con obbligo di ricerca di questo parametro quando il cromo totale supera il valore di 10 microg/L. Un aggiornamento normativo importante a tutela della salute pubblica che avrebbe dovuto entrare in vigore già il 15 luglio 2017, tuttavia con diversi decreti tale data era stata posticipata fino al 31 dicembre 2018, mettendo in evidenza la complessità della situazione: da una parte una problematica emergente diffusa su scala nazionale e dall’altra l’impossibilità dei gestori d’acquedotto direttamente interessati a garantire l’erogazione dell’acqua nei parametri di potabilità.
Di recente (Dm 14 febbraio 2020) ha ulteriormente posticipato al 30 giugno 2020 l’entrata in vigore del Dm 14 novembre 2016 che ha modificato l’allegato I del Dlgs 31/2001 sui parametri chimici per la qualità delle acque destinate al consumo umano.
Quasi tre anni e non siamo ancora pronti???

NOTA: Il cromo esavalente è molto pericoloso perché penetra nelle strutture cellulari e se assunto in dosi troppo elevate può causare delle malattie anche molto gravi, basti pensare che rientra nel Gruppo 1 della classifica IARC tra i metalli cancerogeni per l’uomo.